(La scelta di questa immagine dovrebbe incarnare dei sentimenti di speranza e rinascita.) |
Oggi non vi scrivo più indossando, come riporta il nome della rubrica, il pigiama ma ho intenzione di proseguire lo stesso sul percorso intrapreso durante la quarantena. Mentre tutti noi ci prepariamo ad una sorta di riabilitazione, io vi parlo dei punti che ritengo possano interessarvi come interessano me in questa seconda fase.
A volte, mentre cammino per strada, mi sembra di avere una parvenza di normalità, quasi dimentico di avere la mascherina a coprirmi parte del viso o il perché la sto indosso. In ciò c'è qualcosa di giusto ma anche di sbagliato. Giusto perché vuol dire che ci sentiamo nuovamente liberi e meno spaventati, ma è qui che arriva la parte sbagliata: non dobbiamo vivere nell'inquietudine ma neppure svalutare la prima fase e il peso che ha avuto su di noi, come anche sul resto del mondo che al nostro contrario naviga ancora in acqua oscure, troppo oscure per sentirsi pienamente liberi.
La realtà non è solo quella ristretta al nostro campo d'azione, là fuori c'è tutto un mondo: miliardi di persone che hanno le nostre stesse esigenze ma come per altre situazioni, continuiamo a dimenticarcene. Cosa potremmo fare? Aiutare sensibilizzando coloro che eccedono in spechi, trasmettendo un messaggio positivo sullo stile di vita da tenere, su quanto la vita stessa sia importante e vada preservata, non solo per noi stessi ma anche per chi ci circonda. Potrei sembrarvi una moralista e potreste ritenere che a ventidue anni io non sappia nulla della vita, ma a dispetto di tutto una cosa la so: nessuno vuole avere i giorni contati o correre il rischio di terminare troppo presto il proprio viaggio su questa terra.
ps: non sono una giornalista e questo non è un articolo che possa essere inteso in quanto tale. La rubrica stessa ha cadenza del tutto casuale. Mi limito ad esprimere le mie opinioni. Tutto qui, condividendole con voi lettori.
A presto!
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