sabato 5 settembre 2020

Recensione: L'arte di correre di Haruki Murakami

Buongiorno lettori, terminiamo la settimana con la recensione di un saggio/memorie dell'autore giapponese probabilmente più famoso della letteratura contemporanea.Vi anticipo che per me è stata una piacevole sorpresa...

Autore: Haruki Murakami
Casa editrice: Einaudi
Anno Pubblicazione: 2013
Sinossi contenuto: 
Quando, nel 1981, Murakami chiuse Peter Cat, il jazz bar che aveva gestito nei precedenti sette anni, per dedicarsi solo alla scrittura, ritenne che fosse anche giunto il momento di cambiare radicalmente abitudini di vita: decise di smettere di fumare sessanta sigarette al giorno, e - poiché scrivere è notoriamente un lavoro sedentario e Murakami per natura tenderebbe verso una certa pinguedine - di mettersi a correre. Da allora, di solito scrive quattro ore al mattino, poi il pomeriggio corre dieci o più chilometri. Qualche anno più tardi si recò in Grecia dove per la prima volta percorse tutto il tragitto classico della maratona. L'esperienza lo convinse: da allora ha partecipato a ventiquattro di queste competizioni, ma anche a una ultramaratona e a diverse gare di triathlon. Scritto nell'arco di tre anni, "L'arte di correre" è una riflessione sulle motivazioni che ancora oggi spingono l'ormai sessantenne Murakami a sottoporsi a questa intensa attività fisica che assume il valore di una vera e propria strategia di sopravvivenza. Perché scrivere - sostiene Murakami - è un'attività pericolosa, una perenne lotta con i lati oscuri del proprio essere ed è indispensabile eliminare le tossine che, nell'atto creativo, si determinano nell'animo di uno scrittore. Al tempo stesso, questo insolito libro propone però anche illuminanti squarci sulla corsa in sé, sulle fatiche che essa comporta, sui momenti di debolezza e di esaltazione che chiunque abbia partecipato a una maratona avrà indubbiamente provato.


Quando ho effettuato l'acquisto di questo libricino non avevo un vero motivo per portarlo alla cassa, se non la curiosità e l'interesse che qualche estratto letto qua e là aveva suscitato in me. 
Murakami ci racconta un pezzettino della sua vita, rivelandoci i suoi pensieri: ciò che ha appreso nel corso del tempo. Non cerca di venderci la corsa, di plasmare le nostre menti al fine di portarci a praticare questo sport. Lui stesso ammette che non è nelle sue intenzioni, anche perché non è per tutti e non tutti possono trarne i medesimi benefici, anche se non gli dispiace l'idea che qualcuno possa incuriosirsi e tentare un approccio.
 L'autore ha semplicemente scelto di mettere su carta il suo percorso di vita legato a due passioni ben precise: la corsa e la scrittura, le quali si sono intrecciante nel momento in cui aveva più bisogno. 
Scrivere è un lavoro da "ufficio" e star seduti non favorisce il benessere del nostro corpo. La corsa poteva rimediare quindi a questo e poteva essere il suo modo di bruciare su pista/strada le recensioni negative che potevano essere in grado di colpirlo...
Ci spiega, al di sopra di ogni altra cosa, che a volte l'impegno non basta a portare a casa risultati, magari esistono tempi e modi diversi o magari determinate avventure non ci appartengono per quanto lo crediamo impossibile. Cambiare strada, ripartire da zero, può essere utile al fine di riscoprirsi e riscoprire passioni.


2 commenti:

  1. È l'unico libro di Murakami che ho letto, anche perché all'epoca correvo 😊. Buona serata
    Sara

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    Risposte
    1. Ciao Sara, sempre all'epoca avevi trovato interessante il suo contenuto?

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